05 settembre 2008

Doppio Solaris

© giorgio raffaelli
Non so per quale motivo, ma in questi giorni m'è capitato di ripensare a Solaris. Qualche tempo fa ne ho discusso in giro per la rete, tirando in ballo prima il film di Steven Soderbergh con George Clooney per poi arrivare finalmente a parlare del romanzo di Stanislav Lem. (Il film di Andrei Tarkovsky ancora mi manca, ma ho trovato il dvd e prima o poi capiterà di riuscire a vederlo.)

Questo è quanto scrivevo all'epoca.

Solaris, un film di Steven Soderbergh, 2002
Il Solaris di Steven Soderbergh è un film sull'amore, sulla sua raffigurazione, sulla sua percezione. È un film che indaga in maniera non superficiale sull'individuo e le sue relazioni, il cui l'approccio fantascientifico alla materia e' indispensabile allo sviluppo della vicenda.
Nonostante la maggior parte dei fan integralisti lo abbiano aspramente criticato a me questo Solaris è piaciuto. L'ho apprezzato soprattutto per come riesce a distinguersi dal resto dell'odierna produzione fantascientifica hollywoodiana. Per una volta è dato assistere ad una megaproduzione a stelle e strisce il cui ritmo non ti costringere a subire passivamente il sovraccarico sensoriale tipico degli ultimi blockbuster, una pellicola da cui traspare tutta la passione di Soderbergh per un certo cinema di fantascienza (da notare i molti riferimenti a 2001, e il fatto che pure in questo film fuori piove, anche se probabilmente nel cinema di sf ormai è obbligatorio :-), un film che privilegia il racconto piuttosto che il funambolismo degli effetti speciali.
Le scelte registiche sono sicure e mai banali, gli attori ci fanno un figurone e pure le scenografie non sono niente male. Eppure nonostante tutte le sue indubbie qualità Solaris non rientra nel novero dei film indimenticabili: forse il focalizzare l'attenzione su un unico aspetto del romanzo originale, per quanto affascinante, ne ha compromesso la possibile complessità*, forse quel certo mezzo passo falso narrativo m'è andato un po' di traverso (mi riferisco - senza spoilerare - al fattaccio che determina il destino della Rehya terrestre). Non lo so. Di sicuro il finale m'ha lasciato basito: voi scegliereste serenamente una fine simile? Non è forse la cosa peggiore che potesse capitare a quei personaggi?
Ma nonostante questi difetti Solaris è un'opera degna di rispetto. Un film come ormai da troppo tempo non se ne vedevano (probabilmente l'eccezione più recente rimane Gattaca). Non succederà mai, ma certo preferirei più film come questo piuttosto dei vari Matrix, Paycheck o Albe del giorno dopo che siano...

* A fine visione rimane la sensazione che nel film di Soderbergh manchi qualcosa. Sensazione confermata anche dalle parole del regista che nel commento al film accenna più volte a tagli sostanziali nel corpo del film (del resto è significativo che il film duri solo 1 ora e mezza rispetto agli standard degli ultimi tempi). Riguardo questo aspetto i miei sospetti si orientano tutti contro James Cameron (qui in veste di produttore) e in generale contro la major che ha prodotto la pellicola: da quel che ho capito Soderbergh aveva inserito in Solaris una riflessione filosofico/scientifica che si è poi convinto a eliminare. Naturalmente non ho prove ma sentendo il commento al film di Cameron qualche dubbio su come sia arrivato a convincersene ce l'ho...


Solaris, un romanzo di Stanisław Lem, 1961
Dopo averne tanto sentito parlare ho finalmente letto Solaris. La mia opinione è che il romanzo di Stanisław Lem sia stato abbondantemente sopravvalutato e che se è forse comprensibile l'entusiasmo che ne circondò l'uscita negli anni '60 dello scorso secolo, faccio davvero fatica a capire cosa ci si possa trovare di memorabile a una lettura odierna.
Prima che i numerosi fan di Lem mi vengano a cercare, provo ad articolare un po' meglio il mio giudizio.
Gli elogi a Solaris vertono tutti incontrovertibilmente sui grandi temi che Lem affronta nel romanzo: le riflessioni sull'inconoscibilità del pianeta, sull'alienità, sulla necessità umana del riconoscimento, la critica alla scienza. Tutti argomenti decisamente interessanti, ma che nel romanzo assumono molto spesso l'aspetto di predicozzi morali piuttosto avulsi dalla narrazione. Sono proprio le lungaggini descrittive e il fardello ideologico che si portano dietro (elenchi su elenchi di dettagli inutili tutti doverosamente approfonditi: ok, Solaris è inconoscibile, l'abbiamo capito... ) a rendere davvero pesante la lettura del romanzo. Capisco la necessità dell'autore di voler scrivere un'opera filosofica, lo capisco meno se me lo vuol far passare per space opera avventurosa.

Da salvare nel romanzo rimangono i momenti in cui si assiste al confronto dei personaggi con i propri fantasmi. Purtroppo le intenzioni filosofiche di Lem relegano questo tema ai margini della vicenda, oscurato com'è dalla massa del pianeta, dai suoi enigmi, dall'incapacità umana di riconoscere i propri limiti.

Che poi la critica alla razionalità umana mi starebbe anche bene, se a) non costituisse un freno alla tensione narrativa, e b) non fosse integralista e impermeabile a ogni ipotesi alternativa. In fondo quello che manca in Solaris è il dubbio: abbondano informazioni inutili, ignoranza umana, critica all'hubris terrestre, ma mai che sorga il minimo dubbio sulle fondamenta filosofiche su cui si basa il romanzo. Perché insomma, dai, che la scienza non sia la Verità credo che ormai sia un fatto acquisito. Magari non era così al momento della scrittura del romanzo, e allora va bene, posso capirne il successo all'epoca della sua pubblicazione, ma leggendo Solaris qui-e-ora le premesse ideologiche che muovono l'autore mostrano tutti i loro limiti.

Nessun commento:

Posta un commento