20 gennaio 2009

Flickr, anno quarto.


Picture by Iguana Jo.
Ormai è diventata un'abitudine, e così rieccomi anche quest'anno a commentare il mio rapporto con la più importante piattaforma di sharing fotografico disponibile in rete.
L'anno scorso mi lamentavo della deriva che avevano preso le cose, dagli inizi idilliaci, con il focus del sito incentrato quasi totalmente sulla fotografia in tutti i suoi aspetti, con l'entusiasmo della comunità degli utenti e la sensazione che dall'altra parte ci fosse qualcuno messo più o meno come noi, alla trasformazione progressiva di flickr in un social network qualsiasi, con ben distinti ruoli e prerogative del gestore del servizio e l'utenza rassegnata ad adeguarsi o a sparire. Nel corso di questi mesi le cose non sono migliorate, mi sono piuttosto reso conto che le alternative disponibili in rete non erano poi molto diverse. Del resto il panorama internettaro mi pare sempre più teso alla socialità vacua e artificiale della chiacchiera, con la residua e comunque persistente possibilità di approfondire, conoscere e imparare lasciata sempre più all'iniziativa individuale. Il che non è per forza una brutta cosa, ma costituisce comunque un approccio ben diverso da quello che mi ha attirato da sempre verso la rete.
Un'evoluzione di questo tipo è probabilmente inevitabile con la progressiva massificazione dell'accesso e il conseguente livellamento al minimo comune denominatore dei contenuti più facilmente reperibili. Però a me le belle sensazioni dei primi tempi, l'entusiasmo per la novità e la continua scoperta di nuovi mondo, beh… lasciatemelo dire, un po' mi mancano. Ma bando alla nostalgia, che la rete è comunque più grande di quanto chiunque di noi riesca a immaginare, che tra tre mesi ci sarà dietro l'angolo una big thing totalmente nuova e imperdibile, che il consueto ciclo di frettoloso entusiasmo, tranquilla partecipazione e rassegnato abbandono è già pronto a ripartire per l'ennesima volta.

Tornando al mio spazio su flickr, ho deciso che al momento attuale posso fare tranquillamente a meno dei privilegi dell'utenza "pro", che per quanto mi riguarda si limitano alla possibilità di caricare e mostrare un numero illimitato di foto (ma il limite di duecento è facilmente bypassabile, le mie foto per esempio sono tutte visibilli qui). Del resto ultimamente sto postando davvero poche cose nuove. Non ho smesso di fotografare, tutt'altro. Piuttosto mi rendo conto che la vetrina di flickr non mi basta più e che per imparare qualcosa di nuovo - che è poi la cosa che più mi legava alla piattaforma - è ormai necessario spostare l'attenzione anche al di fuori della rete, iniziando magari a sperimentare a ruota libera senza per forza aspettarsi un ritorno immediato (che è la droga flickriana da cui è più difficile allontanarsi).

Non so dove mi porterà questo nuovo anno fotografico, flickr o non flickr conto comunque di darmi da fare, vedremo se da questi sforzi uscirà ancora qualcosa di buono.


14 gennaio 2009

Once


Picture by Iguana Jo.
Ci ho messo più tempo di quanto prevedevo a inventarmi qualcosa riguardo a Once, ma ogni promessa è debito, quindi ecco qua qualche osservazione sparsa su questo piccolo romantico musical irlandese scritto e diretto da John Carney.

Non è per niente facile dire qualcosa di sensato e interessante su un film del genere. Dopotutto Once è il classico film da sfigati, illusi terminali, falsi ingenui. Come altro lo definireste voi un film che racconta una storia incredibile, fondata sul credo della seconda possibilità, sull'etica della musica di strada e sull'innata bontà umana?

Però, nonostante tutto, a me Once è piaciuto molto (delle tre categorie elencate sopra decidete voi in quale collocarmi).
Il fatto è che Once è un musical e quindi è ipso facto una favola. Di più. Once è un musical irlandese e ci sono pochi altri popoli europei altrettanto capaci di ramazzare l'immaginario collettivo a colpi di sfiga e illusioni e ingenuità varie.

Piccolo excursus personale, utile magari a comprendere meglio quanto Once mi abbia colpito:
Per quella che è la mia esperienza negli ultimi decenni gli abitanti delle città nostrane, anche di quelle più piccole (penso a Modena, penso a Bolzano), si sono progressivamente specializzati nell'arte di farsi i fatti propri, nella capacità di ignorare qualsiasi stimolo esterno e di evitare, per quanto possibile (e anche più di quanto ritenevo possibile), il rischio di contatto con l'altro, chiunque esso sia.
Per i miei standard Dublino è una grande città, ma nonostante l'eterogeneità tipica di una città di tali dimensioni vi succedono cose davvero strane: gente che vedendoti perso si ferma per strada offrendoti aiuto, autisti di autobus che fanno letteralmente di tutto per farti scendere alla fermata giusta, signore che sembra non vedano l'ora di fare due passi con te per scambiare quattro chiacchiere.

In Once si ritrova pari pari la stessa atmosfera, la stessa umanità. In questo senso m'è parsa decisamente azzeccata la scelta degli autori - non so quanto obbligata - di dare un taglio povero a tutta la pellicola, con una fotografia che si accontenta dell'uso costante della luce ambientale, con l'utilizzo paradigmatico di attori non professionisti, con l'aspetto documentaristico che caratterizza tutta l'operazione.
Once però è soprattutto un musical nella più classica delle sue espressioni e quindi ecco la musica: sentimentale ma credibile, pop certo, ma dal sapore inconfondibile d'Irlanda, con un retrogusto genuino che ben si sposa alla trama grossa su cui si intesse il racconto del film.

Se questo genere di cose non vi lascia indifferenti arrivati a questo punto siete ormai fregati, vi appassionerete alle vicende personali dei due protagonisti, sorvolerete sull'improbabilità della relazione che li lega, riuscirete perfino a ignorare il ritorno delle vecchie fiamme nel finale e vi godrete l'atmosfera umida e amichevole delle vecchie compagnie dublinesi.

Alla fine insomma Once conquisterà anche voi e… tutti amici come prima!


09 gennaio 2009

Volare via

Originally uploaded by Heaven`s Gate (John)

Potendo scegliere tra Barcellona e Londra, voi dove trascorrereste un fine settimana lungo?
E perché?

Grazie!

07 gennaio 2009

Gaza


Originally uploaded by velvetart.
Ci sono due blog che seguo con costanza, due blog estremamente interessanti, preparati e brillanti. Sono i blog di Leonardo e quello di Freddy Nietzsche. A poche ore di distanza uno dall'altro hanno postato entrambi un contributo importante per districarsi nella complicata questione della guerra portata da Israele nella Striscia di Gaza.
Il pezzo di Freddy Nietzsche (War, hate and understanding) e quello di Leonardo ((e non del tutto sbagliate)) hanno posizioni antitetiche sul bombardamento e la successiva invasione militare israeliana di Gaza.
Qui non si tratta di dare ragione a uno o all'altro, non ne so abbastanza e in ogni caso prendere posizione non cambierebbe NULLA di quello che sta succedendo laggiù: le persone continuerebbe a morire, l'odio a crescere mentre una soluzione pacifica si allontana indefinitivamente. A me comunque piacerebbe davvero assistere ad un confronto pacato e civile e (credo) illuminante tra i due autori.