25 novembre 2011

In movimento

A photo by Iguana Jo on Flickr.

Il blog è ancora fermo, ma fuori le cose continuano a muoversi. Sabato per esempio sarà una giornata piuttosto impegnativa: in mattinata ci incontriamo con una coppia di sposi per decidere quali foto andranno nel loro album, nel pomeriggio l'ormai tradizionale derby con il Bologna per l'ultima partita di rugby dell'anno e poi via, veloce veloce, che alle 17 ci si incontra, a Piacenza, per ricordare Vittorio Curtoni.

Non credo di arrivare puntuale all'appuntamente piacentino, ma visto che l'incontro si protrarrà per tutta la serata ci sarà tutto il tempo per rivedere qualche vecchio amico, per discuter chiacchierare di varia fantascienza e, soprattutto, per gozzovigliare in allegra compagnia come si era soliti fare con il Vic.

Se passate da quelle parti ci si vede a Piacenza, altrimenti rimanere sintonizzati, prima o poi (spero prima!) il blog tornerà a pieno regime.

04 novembre 2011

Storia e storie

Nell'attesa di trovare un po' di tempo libero per organizzare qualche post come si deve, ecco un brano di Neal Stepehenson che trovo stimolante per più di un motivo.
Buona lettura:

"[…] Migliaia di anni prima il lavoro era stato parcellizzato in compiti sempre uguali, in organizzazioni in cui le persone erano parti intercambiabili. Doveva essere così: era la base di un'economia produttiva. Ma era facile individuare una volontà all'opera dietro tutto questo: non esattamente una volontà maligna, ma di certo egoista. Chi aveva creato il sistema era geloso, non dei soldi e non del potere, ma delle storie. Se i dipendenti rientravano a casa alla fine della giornata con storie interessanti da raccontare, significava che qualcosa non aveva funzionato: un blackout, uno sciopero, una strage. Le Autorità Costituite non tolleravano che altri comparissero in storie personali, a meno che non si trattasse di storie false inventate per motivarli. Chi non riusciva a vivere senza storie era finito nei concenti o faceva lavori come quello di Yul. Tutti gli altri dovevano cercare qualcosa al di fuori del lavoro per sentirsi parte di una storia, e immaginai che fosse quello il motivo per cui i secolari erano così assorbiti dallo sport e dalla religione. Altrimenti come avrebbero potuto sentirsi parte di un'avventura? Qualcosa con un inizio, uno svolgimento e una fine, in cui giocare un ruolo importante? Noi avout avevamo l'avventura già pronta per noi, perché nei concenti si fa parte del progetto di imparare cose nuove. […]"
(Neal Stepehenson, Anathem - Il Pellegrino, pag. 437)