15 ottobre 2013

Letture: L'italiana, di Joseph Zoderer

© giorgio raffaelli
Sono nato a Bolzano, ci sono cresciuto, e appena ho potuto me ne sono andato. Ora, beh… ora ci tornerei immediatamente ma, come cantavano gli Stones, you can't always get what you want…
Erano gli anni '80 dello scorso secolo, e per quanto il nome di Joseph Zoderer non mi fosse del tutto sconosciuto, ai tempi mi guardavo bene dal leggere qualsiasi cosa puzzasse di Alto Adige. E poi figurarsi, un romanzo italiano scritto in tedesco, sembrava perfetto per farci ricamare sopra dal nostro prof di lingua (che invece, curioso, non ha mai affrontato l'argomento).
In fondo è stato meglio così. Letto ora L'italiana (Die Walsche in originale, termine spregiativo con cui gli indigeni definivano gli italiani che capitavano da quelle parti), permette di collocare in prospettiva il contesto in cui si colloca una vicenda ambientata negli anni '60, pubblicata nel 1982, per arrivare fino ad oggi, anno 2013,  e a considerare che, per una volta, tutto 'sto tempo non è passato invano.

L'italiana del titolo è Olga, che torna al paese d'origine, tra i monti sudtirolesi, per il funerale del padre, portando con se la colpa di vivere in città con un italiano. La scrittura di Zoderer è cristallina, inesorabile e spietata nel tracciare un ritratto della vita di paese che perde ogni connotazione folcloristica per rivelare tutta la grettezza e le meschinità su cui si basa. Nella complessa costruzione della vicenda, che nell'arco di una giornata ripercorre la vita di Olga attraverso ricordi, inserti, flashback, si avverte una qualche partecipazione, l'accenno di un'emozione e ci risolleva un pochino dalla miseria morale che caratterizza luoghi e personaggi solo nel ricordo della vita del padre di Olga, maestro del paese e alcolizzato, esempio perfetto di una sconfitta che prima ancora di essere politica è personale, e umana.

Olga si aggira come fosse un fantasma, estranea eppur partecipe della vita del paese che ha lasciato, ben consapevole che altrettanto esclusa sarà nella sua nuova vita cittadina, con gli italiani che la accolgono, ma che lei stessa fatica a comprendere.
L'italiana è un romanzo perfetto per comprendere cosa sia stata la vita in Alto Adige, quali siano state le conseguenze per chiunque si sia ritrovato a superare, per scelta o destino, il tacito confine tra le lingue, tra le genti, tra fondovalle e montagna, tra capoluogo e provincia. Ma soprattutto L'italiana è un'ottima lettura per chi voglia confrontarsi con il tema dell'esclusione e della diversità, a prescindere dalla propria collocazione geografica, che lo sguardo di Joseph Zoderer è appassionato e compassionevole tanto quanto è incisivo, e la sua scrittura è intensa e personale.

© giorgio raffaelli
Come forse si sarà intuito, la città che si scorge tra le righe del racconto è Bolzano, e fa uno strano effetto vedersela comparire quasi di soppiatto e riconoscerla, seppur ritratta in un'epoca che è più quella dei miei genitori che non la mia. E quelle istantanee di umanità italiana che ogni tanto illuminano il racconto, beh… sono quasi commoventi, visto il contesto e il tempo trascorso da allora.
Ma quel che più colpisce a leggere L'italiana, qui e ora, è quanto siano cambiati i rapporti tra i gruppi etnici nel mezzo secolo che ci divide dalla storia di Olga. Qualche mese fa m'è capitato di tornare a casa per partecipare a un matrimonio, ed è stato sorprendente e meraviglioso sentire molti degli ospiti passare con naturalezza dal tedesco all'italiano e viceversa, quasi nella stessa frase, senza apparente difficoltà. Certo, non per tutti il bilinguismo è normale, per molti, di entrambi i gruppi etnici, non c'è necessità di conoscere perfettamente l'altra lingua, e poi ovvio, c'è anche chi rifiuta il bilinguismo a priori, ma rispetto a 20 o 30 o 50 anni fa le cose da questo punto di vista sono notevolmente migliorate. E visto il contesto di ignoranza e paura generalizzate in cui viviamo, una nota positiva come questa credo vada ribadita e sottolineata.

Probabilmente però l'aspetto del romanzo che ho apprezzato di più, tolto lo sguardo nostalgico con cui inevitabilmente mi sono confrontato durante la lettura, il contesto politico e la qualità del testo, è stato quel ritrovare spogliata di ogni retorica la montagna, il bosco, i prati che nelle parole di Zoderer sono sì belli, ma di una normale bellezza quotidiana, e non diventano mai magnifico palcoscenico per chissà quali gesta o imprese. Ne L'italiana ho ritrovato quella normalità della montagna, che l'ebbrezza turistico-naturalistica che ha travolto l'Alto Adige negli ultimi decenni ha scordato, per trasformarne l'ambiente in uno strumento di marketing. Anche solo per questo varrebbe la pena leggere o rileggere il romanzo, per scoprire un Sudtirolo diverso, dietro ai lustrini con cui oggi è venduto al turismo di massa.


8 commenti:

  1. Sono molto incuriosito dal rapporto tra le due comunità dell' Altro Adige. A vederlo da fuori si avrebbe l' impressione che a farla da padrone sarebbero solo le intemperanze autonomiste delle varie Eva Klotz, le ipocrisie alla Durnwaller e la chiusura al contatto reciproco tra italiani e tedeschi.
    Mi manca quindi un idea di quotidianità, di vita reale. Forse questo romanzo può aiutarmi a comprendere meglio le cose.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, aiuta a capire da dove si è passati per arrivare ad oggi.
      Ma è soprattutto una gran bella lettura.

      Elimina
  2. Ma pensa un pò... nel 2010 sono andato a Chienes per affari "di casa" (io ho fatto casa con la rubner) e passando per Brunico ci siamo fermati che c'era una specie di mostra\festa dedicata a questo scrittore che non avevo manco idea di chi fosse.
    Però, da bravi turisti usufruitori dell'offerta marchettara, abbiamo mangiato benissimo ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh! Il mondo è davvero piccolo! :-)

      E sì, da quelle parti è davvero difficile mangiare male!

      Elimina
  3. Sì, è bello. Non sembra neanche di leggere una traduzione, tanto lo stile sembra adatto alla storia. Il prossimo lo leggo in tedesco, però ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione, e io che non ho nemmeno citato il traduttore…
      Rimedio qui, che anche secondo me Umberto Gandini ha fatto un ottimo lavoro nel portare in italiano il testo di Zoderer.

      (oh… non mi hai più fatto sapere nulla per quell'altra faccenda. Non è che ti sei perso nello spam la mia mail di risposta?)

      Elimina
    2. Il prossimo lo leggo in tedesco, però ;)

      E invece no, perché ho trovato La Notte della Grande Tartaruga (un viaggio in autobus attraverso il Messico!) a 2 €
      Ps ti avevo risposto la settimana scorsa, hai visto? O lo spam si prende gioco di noi...

      Elimina
    3. Il Messico? Non so quanto mi possa interessare Zoderer fuori dal Sudtirolo, ma ok, dovrei provarlo, prima.

      (ho trovato la risposta, era effetivamente finita nello spam… le cose procedono, magari un po' a rilento, ma procedono. Se cambi idea sai dove trovarmi!)

      Elimina