28 novembre 2013

Letture: Surface Detail, di Iain M. Banks

© giorgio raffaelli
Sono ormai passati quasi sei mesi dalla sua scomparsa, ma faccio fatica a pensare a Iain Banks al passato. Lui se n'è andato, è vero, ma per quanto banale o scontato possa suonare, i suoi romanzi risultano tuttora vivi e attuali e la sua fantascienza ancora ineguagliata, almeno quando si pensa alle dimensioni e alla profondità della sua space opera.
Per aggiungere ulteriori suggestioni al ricordo dell'autore scozzese non poteva capitare romanzo migliore di Surface Detail, che affronta senza mediazioni il tema della morte ai tempi della Cultura. Morte che colpisce tutti, prima o poi, ma che può trasformarsi in vita eterna, seppur virtuale, per quelle civiltà che hanno raggiunto un sufficiente grado di progresso tecnologico.

Surface Detail si confronta con il tema della morte nei suoi aspetti più prosaici che - suonerà paradossale, ma tant'è - nel contesto postumano in cui si svolge l'azione riguardano il concetto religioso di aldilà, inferno o paradiso che sia, riportati nel contesto decisamente pragmatico, ma non per questo meno trascendente (e doloroso), di una guerra sotterranea tra le due fazioni che sostengono o avversano l'esistenza di quei mondi virtuali in cui le anime dei trapassati sono obbligate a trascorrere l'eternità.
In Surface Detail c'è la storia di Lededje, concubina ribelle di un megamiliardario padrone di un mondo il cui livello tecnologico è poco più avanzato del nostro, ci sono le trame di potere che detto miliardario intreccia con gli emissari di civiltà galattiche che competono con la Cultura sul piano tecnologico, c'è il racconto di Prin e Chay, due amanti che vogliono abolire l'inferno ma ne rimangono vittime, con pagine atroci di orrore e sofferenza, ci sono le avventure di Yime Nsokyi agente culturale all'inseguimento di un destino di gloria e ci sono infine le imprese di un guerriero eterno, schierato e dubbioso, ma che non riesce a darsi pace e combatte combatte combatte, nella varietà più sfrenata e spettacolare di scenari di guerra si riesca a immaginare. E poi c'è la Cultura, con le navi e i droni, con i cittadini ignari e quelli impegnati, con le sue ossessioni e l'inarrivabile leggerezza del suo approccio, l'incapacità di girarsi dall'altra parte e un'invidiabile desiderio di giustizia e uguaglianza.
Le vicende parallele dei tanti personaggi si muovono in un continuo crescendo di tensione, contribuendo ognuna con il proprio particolare sapore a una miscela narrativa che tocca tutte le corde sensibili della narrazione, fino ad arrivare al cataclismatico finale che chiude degnamente un romanzo davvero memorabile. E quando poi arrivi alle ultime righe dell'epilogo e ti rendi conto di chi ti ritrovi davanti, beh… dopo tanti anni qualche brivido l'ho provato anch'io.

Una (space) opera tanto complessa e ambiziosa rischia a ogni ulteriore svolta del racconto di esplodere in mille schegge narrative separate, e risultare quindi un calderone infernale (pun intended) di idee, personaggi e episodi magari brillanti, ma poco coesi o disordinati. Ma Iain Banks non molla mai nemmeno per un attimo il timone, e riesce a infondere il giusto ritmo e la necessaria coerenza alla narrazione, tanto da rendere la somma delle varie componenti del romanzo decisamente superiore al valore già elevato di ogni singolo spezzone della vicenda. Riuscire a rendere omogeneo, avvincente e profondo un racconto che mette insieme le storie di personaggi tanto eterogenei quanto diversi sono i contesti in cui si muovono è davvero risultato notevole.

Surface Detail non fa che confermare quel che ho sempre pensato di Iain Banks. L'autore scozzese rimarrà sempre il più grande, esagerato, meraviglioso autore che io abbia mai avuto la fortuna d'incontrare. Ormai mi rimane da leggere solo il suo ultimo romanzo di fantascienza, e toccherà farselo bastare, ma se la qualità è pari a quella degli altri suoi ultimi lavori ci sarà senz'altro da divertirsi.

18 novembre 2013

Fantascienza in arrivo: Andrea Viscusi, Piero Schiavo Campo, Sandro Pergameno.

© giorgio raffaelli
Qualche segnalazione su quel poco che si muove sulla superficie delle acque fantascientifiche nostrane.


È uscito da qualche giorno Spore, il primo volume antologico dedicato alla narrativa breve di Andrea Viscusi.
Dell'autore toscano avevo apprezzato qualche tempo fa l'ebook autoprodotto Quattro apocalissi, che per la sue qualità si distingueva nettamente dal resto della produzione fantascientifica italiana letta ultimamente.
Se tanto mi da tanto Spore promette di essere uno dei migliori volumi fantascientifici italiani dell'anno.

Spore è pubblicato dalla factory editoriale I sognatori. Per approfondire temi e contenuti dei nove racconti contenuti nel volume vi consiglio di fare un salto sul blog del suo autore.



Novembre è ormai di consuetudine il mese che Urania dedica al romanzo vincitore del Premio Urania. Quest'anno l'onore è andato a Piero Schiavo Campo e al suo L'uomo a un grado Kelvin. A sentire chi ha avuto la ventura di leggerlo in anteprima ci sono tutte le premesse per un'ottima lettura fantascientifica, avvincente, suggestiva e divertente.Per quella che è la mia esperienza questi non sono aggettivi che di solito ti viene da abbinare alla fantascienza italiana. Vedremo…
Già che si parla di Urania, segnalo la pubblicazione nel prossimo Millemondi  di tutti i racconti che Robert Sheckley ha dedicato all'agenzia di decontaminazioni interplanetarie AAA Asso. Sono molto affezionato a queste vecchie storie, che per me hanno rappresentato il primo felice incontro tra fantascienza, humor e avventura spaziale.
Chissà che effetto fanno a leggerle ora, trent'anni dopo…



Ultima segnalazione per Cronache di un sole lontano, rivista che nasce dalla passione e dal lavoro di Sandro Pergameno e Tiziano Cremonini.
Cronache di un sole lontano propone gli articoli postati nell'omonimo blog (notizie, recensioni e novità fantascientifiche dal mondo editoriale nostrano) arricchiti di grafica e illustrazioni.
Sandro Pergameno è uno dei personaggi che ha fatto la storia della fantascienza in Italia, avendo curato per anni le uscite dell'editrice Nord prima, di Fanucci poi. Da un punto di vista più personale, devo a Sandro un grazie per aver fatto tradurre Necroville in italiano e per avermi concesso a suo tempo l'utilizzo del testo che lo introduceva ai lettori italiani sul sito che avevo dedicato a Ian McDonald. Ho scoperto il blog Cronache di un sole lontano solo da poche settimane (non l'ho ancora inserito nella pagina dedicata alla fantascienza in italia, ma è questione di giorni…), ma l'entusiasmo che si percepisce alla base del lavoro di Sandro Pergameno e dei suoi collaboratori è contagioso. Potete scaricare il pdf della rivista da questa pagina del blog.



Ultima nota: blogger mi segnala che tra ieri e l'altro ieri il blog ha superato la soglia delle duecentomila visite. Grazie a tutti per essere passati da queste parti!

15 novembre 2013

Letture: Il maledetto United, di David Peace

© giorgio raffaelli
Avrei avuto un'altra decina di libri di cui parlare prima di arrivare a Il maledetto United. Ma c'è poco da fare, lo spettro di Cloughie non mi vuol lasciare. Forse mettere nero su bianco quelle due o tre cose che mi continuano a frullare in testa riguardo al romanzo di David Peace servirà a esorcizzarlo.

Il maledetto United è un romanzo prepotente, che non esita a sgomitare e urlare e a insistere per attirare la tua attenzione. Ti colpisce già dalle prime pagine, che il testo di Peace è insistente e violento e ipnotico, ed è capace, come solo poche altre volte m'è capitato, di farti precipitare con poche frasi nel vortice emotivo che costituisce il nucleo e il motore del romanzo: la vita e i pensieri di Brian Clough, allenatore di calcio.

Il maledetto United racconta i 44 turbolenti giorni di Brian Clough alla guida del Leeds United all'inizio della stagione 1974/75. I giocatori del Leeds sono i campioni d'Inghilterra in carica, mentre Clough proviene da un'esperienza in terza categoria dopo aver portato negli anni precedenti la squadra del Derby County ai migliori risultati di sempre (titolo nazionale, semifinale di Coppa dei campioni, ecc. ecc.).
David Peace sceglie di raccontare l'esperienza di Brian Clough a Leeds attraverso il flusso costante dei suoi pensieri, seguendolo nei suoi spostamenti e nelle sue ossessioni, alleggerendo la pressione in costante ascesa (sull'allenatore, sul lettore) con i frequenti flashback che raccontano invece la storia professionale dell'allenatore fino a quel momento.
Ci si perde nei pensieri ossessivi e inconcludenti e ripetitivi di 'sto uomo, ci si perde stando sempre fermi sullo stesso punto: la vittoria o il nulla, l'affermazione di sé o l'umiliazione. Ci si perde tanto che non si sa più bene nemmeno cosa si abbia in mano, qual è il senso di quel che si sta leggendo.

Cos'è Il maledetto United? Un libro sul calcio scritto da un tizio che il calcio lo odia? (calciatori come elenchi di nomi, accessori obbligati di un rituale di cui Paece farebbe volentieri a meno, se solo potesse e poi, tanto per dire, le qualità di Brian Clough allenatore, dove sono? Perché è bravo, Clough?)
O forse Il maledetto United è l'ennesimo romanzo sui rapporti di potere, sull'individuo solo contro tutti, che prova a sfidare il sistema, che un po' vince, ma soprattutto perde, perché il compromesso non è nelle sue corde? Brian Clough beve, fuma, s'impunta ma poi si pente, si nasconde sotto le coperte, ma non esita a metterci la faccia quando c'è da spalar merda contro il  calcio inglese. E nonostante le coppe e le medaglie rimarrà per sempre il miglior allenatore a non aver mai guidato la propria nazionale.
O magari Il maledetto United è un omaggio alle ossessioni che rendono grandi le persone, che trasformano in personaggi tizi normali come Brian Clough, che fanno quel che fanno perché, ehi! è il loro lavoro e va fatto al meglio, che hanno una famiglia da mantenere.

Insomma, non so bene cosa sia 'sto romanzo. Non sono nemmeno certo che David Peace non sia un altro fottuto snob che predica alla propria tribù di fighetti la sua incontrovertibile verità, che tanto Clough nel frattempo è morto e chi lo contraddice più. Ma David Peace scrive in una maniera tale (e Pietro Formenton lo traduce in maniera superba) che è difficile dargli torto. Se anche Brian Clough fosse stato diverso, ora Brian Clough è il suo Brian Clough, che la potenza e l'ossessione, la cadenza dei pensieri e il ritmo delle parole, come tacchetti nei corridoi di tutti gli spogliatoi del mondo, risuonano e riecheggiano, travolgono e accompagnano, ed è poesia, cazzo, è musica. Fai fatica a posare il libro, fai fatica a separartene, e Clough, il fottuto Clough, diventa più vero del vero, eroico nella sua mediocrità, umano nonostante i propri limiti, come solo i migliori di noi riescono a diventare. E il calcio, sempre presente, ma sfumato, sullo sfondo, lontano, che non è cambiato: ci si perde nel 1974 del Leeds United e quando poi si rialzano gli occhi dalla pagina eccolo qui, il calcio moderno, nato dalle ceneri di quei 44 giorni. Godetevelo.

09 novembre 2013

Peter Fatialofa, Movember, Ragazze scintillanti

© giorgio raffaelli
Questa settimana Peter Fatialofa ci ha lasciati. Peter era una leggenda del rugby samoano, ma soprattutto Peter Fatialofa era l'uomo più grosso abbia mai conosciuto di persona. Un incredibile Hulk maori in carne ed ossa.
È successo alla fine degli anni '80. Alcun degli amici che frequentavo all'epoca giocavano a rugby, e capitava ogni tanto di uscire a cena con i loro compagni di squadra. Una sera con loro c'era 'sto gigante: un uomo i cui avambracci erano più grossi delle cosce della maggior parte di noi. Era Peter Fatialofa, che per quella stagione giocò nel Modena Rugby. Da quel che mi raccontano era un tipo incredbile, fuori e dentro al campo. E deve aver lasciato dei gran bei ricordi se quando i Pacific Islander, di cui Peter allenava le prime linee, passarono da 'ste parti per affrontare l'Italia - era il 2008 - ci si fece in quattro per invitarlo a cena qui, nella Club House del Modena Rugby.
So long, Peter, rest in peace.



Sempre a proposito di rugby. Come ormai da qualche anno, Novembre diventa Movember, e beh… la foto qui a fianco dovrebbe essere piuttosto esplicativa. Movember (che sta per Moustache+November) è nato dieci anni fa tra i rugbisti australiani e si è presto diffuso in tutto il mondo.
Qui a Modena i baffi servono a sensibilizzare e sostenere  ProADAMO, una fondazione per la ricerca sulle malattie oncologiche urogenitali maschili.
'mo che lo sapete voglio vedervi tutti baffuti!



Ultima notizia veloce veloce: il Saggiatore ha pubblicato qualche settimana fa l'ultimo romanzo di Lauren Beukes, The Shining Girls. Lo segnalo da queste parti perché nonostante non sia indicato da nessuna parte, la Beukes è una delle migliori autrici di fantascienza degli ultimi anni. The Shining Girls parla di viaggi nel tempo, serial killer e ragazze che non si arrendono. Lauren Beukesarriva dal Sudafrica e i suoi primi due romanzi, Moxyand e Zoo City, hanno avuto ottimi riscontri.
Io per ora ho letto solo il primo - tra qualche tempo se ne riparla - e m'è parso davvero ottimo.