22 febbraio 2011

Fuori tempo massimo.


Originally upload by machu picchu.

Revolutionary Road è il film che Sam Mendes ha tratto dall'omonimo romanzo di Richard Yates.
Il film è formalmente perfetto, non ha una sbavatura e rende in maniera magistrale il clima conformista e repressivo del più classico sobborgo americano anni '50.
Tutto in questo film è così perfetto che alla prima incrinatura sembra debba saltar tutto l'impianto. La pressione sale e sale e anche se non ci sono grossi dubbi sull'esito finale, si rimane avvinti alla pellicola fino al drammatico epilogo.

Revolutionary Road racconta il punto di non ritorno di una crisi: Frank e April Wheeler sono due coniugi che si ritrovano a fare i conti con lo scarto tra quel che credevano di essere e quel che invece sono.
Il film affronta tutte le tensioni generate da dinamiche politiche e sociali centrifughe e opposte: da una parte l'esaltazione del talento individuale, dall'altra la massificazione omologante della comunità che circonda i protagonisti. Al centro della storia c'è il confronto tra sogni e bisogni, tra il rischio del cambiamento e la comodità della routine, tra le opportunità del cambiamento e la noia della routine.

Mendes svolge molto bene il tema. In Revolutionary Road ci sono tutti gli ingredienti giusti al posto giusto, dalla fotografia patinata, alla ricostruzione storica (how! tutti quei cappelli!), dalle scenografie alla messa in scena fino ai vai comprimari: vedi l'agente immobiliare tutrice del buon nome del quartiere, ma con figlio dalla parola troppo libera (ehi! è pazzo! se lo può permettere!), vedi l'amante comoda o gli amici tristi. E soprattutto ci sono loro: Leonardo DiCaprio e Kate Winslet in forma smagliante, che fornisco un ottima prova attoriale e rendono vivi e disperati quanto basta i rispettivi personaggi.

Guardatelo questo film, secondo me merita proprio.
Poi, una volta visto, magari ritornate qua che a me son rimasti un paio di dubbi.

Fuori tempo massimo, scrivevo sopra.
Il dubbio per me è tutto in quelle tre parole.
Quando Richard Yates pubblica Revolutionary Road è il 1961 e in una storia come quella dei coniugi Wheeler si avverte tutta la capacità sovversiva di un romanzo in grado di cogliere un nodo nevralgico del vivere comune di quegli anni.
Per raggiungere lo stesso risultato un film girato oggi non può limitarsi a riproporre pedissequamente gli stessi temi e le stesse situazioni di allora.
È questa la differenza sostanziale tra i due progetti: il film di Mendes ha quel mezzo secolo di ritardo che disinnesca in toto il potenziale socio-politico del film e lo trasforma, da critica esplicita della società americana contemporanea, in un drammone storico.
Ma gli autori non sembrano rendersi conto del fuori sincrono e il film va dritto per la sua strada costringendo lo spettatore ad una sintesi tra due visioni parallele e difficilmente conciliabili. Da una lato c'è trasparente la necessità di attribuire responsabilità esterne alla crisi dell'individuo (società oppressiva, spinta omologante, lavoro massificato), dall'altro ci sono quelli che sono i momenti migliori della pellicola, ovvero gli scontri e i silenzi tra i due protagonisti, che riconducono la crisi a un contesto decisamente più intimo e personale.
Paradossalmente questa molteplicità di prospettive è il limite maggiore del film, che rimane ingabbiato tra una critica politica depotenziata, vuoi dalla distanza temporale, vuoi dall'estetica vincente del periodo (gli anni '50 di Mendes sono davvero belli da vedere!) e un racconto personale continuamente invaso dalla voce fuori campo del canto e controcanto morale dell'epoca.
Lo spettatore si adegua, e se certo soffre le tensioni e le frustrazioni dei personaggi, le trasferisce in un mondo altro dal suo, lasciandosi solo sfiorare dalle suggestioni e dai turbamenti che una Revolutionary Road meno pastellosa e più vicina sarebbe stata in grado di evocare.

6 commenti:

  1. è passato un bel po' di tempo, da quando ho visto il film e ancora di più da quando ho letto il libro, però ricordo che al momento della visione mi aveva colpito una cosa - che, mi sembra, risponde in un certo senso ai tuoi dubbi.
    il romanzo di yates è sovversivo ma, sotto alcuni aspetti, lo è in modo "inconsapevole". penso soprattutto alla condizione della donna, al punto che lei, come personaggio, mi è parsa quasi più riuscita nel film che nel libro.
    leggendo i tuoi pensieri poi mi viene in mente un'altra cosa: se i temi e le situazioni, ripresentati da mendes che resta fedele al romanzo di yates, perdono il loro potenziale per via del fatto che il film è stato girato 50 anni dopo, quei temi e quelle situazioni non sono "passate" anche nel romanzo, al di là del loro valore di testimonianza di un preciso momento storico?

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  2. Beh ma allora diventano "fuori tempo massimo" gran parte delle letture e visioni...

    Credo sia un problema più di livello empatico, di immedesimazione, che altro.
    Ricordo di essere rimasto folgorato dal libro anche perché riuscivo a immergermi molto bene nell'epoca, stessa cosa per il film che ha forse, per me, l'unico difetto di essere troppo perfettino, tecnicamente ineccepibile, rigido e freddo, ma la trovo una pellicola stupenda, con interpreti fuori scala.

    Il figlio pazzo ha girato anche Bug e My son my son what have ye done (da recuperare entrambi), è da tenere d'occhio.

    DiCaprio girerà presto Il Grande Gatsby e sarà, mi auguro, una ruolo pivotale e ci farà dimenticare quello insipido che ci aveva regalato Redford tanti anni fa.

    Revolutionary Road comunque è un film "dell'orrore".

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  3. Ciao Chiara! Ciao Elvezio!
    Risposta cumulativa ma divisa in due, che, mannaggia, m'è venuta piuttosto lunga.

    Una precisazione: io il romanzo di Yates non l'ho letto, ma una storia come quella del film - che tutti dicono essere molto fedele al libro - riportata alla sua contemporaneità è de facto sovversiva (specie se abbinata alla scrittura di Yates, che ho avuto modo di apprezzare nelle sue Undici Solitudini).

    Detto questo io non credo che i temi e le situazioni presentati in Revolutionary Road siano "passati", anzi. Penso che per la loro attualità riproporli "in costume" come avviene nel film di Mendes possa, se non autorizzare a pensare che siano problemi del passato, almeno attenuarne la criticità politica odierna.
    Mentre Yates racconta il qui-e-ora in diretta dagli anni '60, il film ripropone un qui-e-allora. Lo scarto temporale e quello estetico indeboliscono le tematiche originali trasferendole in un passato che per come è proposto da Mendes rischia di assumere i toni finto-nostalgici del modernariato modaiolo.
    Paradossalmente m'è parso più efficace, proprio perché totalmente slegato da un passato "reale", l'uso che Charlie Stross fa della suburbia borghese made in USA (sì, proprio quella di Revolutionary Road) in Glasshouse. Ma quella è fantascienza, e porterebbe il discorso troppo lontano…

    Per rispondere al quesito finale di Chiara: per me la lettura odierna dei testi di un grande autore del passato rappresenta la possibilità di dare un'occhiata critica a quello stesso passato, e di riflettere storicamente su testo e contesto. Poi ovviamente c'è la capacità dell'autore di comunicare al lettore attuale al di là e oltre gli anni (o i secoli) che li separano. Ma in questo caso più che un'attualità politica o una critica sociale è la "questione umana" che balza in primo piano.

    (continua…)

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  4. (…continua dal commento precedente)

    Sul discorso "condizione femminile", non posso naturalmente fare confronti tra romanzo e libro, però anche in questo caso ho percepito una sorta di fuori sincrono tra ieri (gli anni '60 del film) e l'oggi della visione. Se April Wheeler risulta essere una donna eccezionale ora, pensa quanto aliena doveva apparire all'americano medio dell'epoca.

    Non so poi se, come scrive Elvezio, "diventano "fuori tempo massimo" gran parte delle letture e visioni…". Bisognerebbe pensare a qualche esempio paragonabile al film di Mendes.
    Però mi pare di poter dire con una certa sicurezza che se guardo un film in costume con delle pretese di realismo, la riflessione politica che faccio la riporto all'epoca dell'ambientazione e la confronto con l'attualità. Quindi osservo se e quanto la rappresentazione mi appare adeguata al presunto contenuto politico della pellicola.
    Ma sento di avere comunque strumenti inadeguati ad affrontare in profondità il discorso, per cui prima di spararle troppo grosse forse è il caso di fermarmi.

    Sull'orrore di Revolutionary Road: credo che poche altre scene siano state capaci di farmi accapponare la pelle come quella dell'ultima colazione dei Wheeler.


    A 'sto punto mi tocca però pormi (e porvi) un altro dubbio: ripensando alle sensazioni che il film è stato capace di suscitare, mi chiedo quanto contino le facce, la personalità e il carisma degli attori scelti per interpretare i coniugi Wheeler nel bilancio del film. Voglio dire che se il tema del film (uno dei temi del film) è l'incapacità di venire a patti con (o di risolvere il) proprio ruolo nel confronto tra individualità e società, che in fondo i Wheeler sono persone normali incapaci di affermare la propria personalità nel mondo, scegliere per quei ruoli due pesi massimi come Kate Winslet e Leonardo DiCaprio non indebolisce ulteriormente la tesi iniziale?
    Kate Winslet e Leonardo DiCaprio sono speciali, calamitano lo sguardo dello spettatore dalla prima all'ultima scena. Il loro talento, la loro professionalità sono innegabili. Sono in pratica il contrario dei personaggi che stanno interpretando.
    E non posso fare a meno di chiedermi che effetto avrebbe sortito vedere nei loro ruoli gli attori che interpretano la coppia di amici tristi della villetta vicina. Uno scambio un po' azzardato probabilmente. Ma non posso fare a meno di chiedermi se non avrebbe reso i Wheeler tanto più insopportabilmente vicini all'esperienza di noi tutti qua fuori.

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  5. L'ultima parte è molto interessante in quanto pone un possibile cortocircuito.
    O, perlomeno, una grossa difficoltà.

    Per mettere in scena i personaggi di questo film non puoi affidarti ad attori mediocri o passabili e risolvere con la regia, devi chiamare gente in gamba.
    Non nego che ci possa essere anche gente in gamba meno "carismatica" ma è rara e rischi di prolungare i tempi di casting a dismisura, in fondo stai lavorando per una ditta con un bilancio e un giorno in più vuol dire tot dollari in più.

    Se ci pensi un po' DiCaprio è comunque una scelta superiore a tanti altri, è comunque "meno" riconoscibile di un Brad Pitt, tanto per dire (non sto dicendo che siano bravi uguali eh, intendo dire che quando vedi Pitt o Depp sono sempre Pitt o Depp, DiCaprio è già un filino più mimetico.

    Non dimenticare poi che siamo a Hollywood, devi mettere nomi di richiamo, non puoi farne a meno, ti evitano un 30% di pubblicità.

    Chi avrei scelto? Boh, sono fresco reduce da Blue Valentine, forse Gosling, forse anche Gyllenhall.
    Tu chi proponi, anche per il ruolo femminile? Non è facile, credo che fra le possibili scelte "sbagliate" alla fine abbiano optato per quella meno "sbagliata", ecco.

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  6. No, guarda, non sono proprio in grado di fare una scelta. Per questo giocavo con l'ipotesi dello scambio di ruolo tra i coniugi Wheeler e la coppia di amici.

    Poi è chiaro: sarebbe stato un film diverso, magari diventava più significativo l'impatto ideologico, però è altrettanto probabile che sarebbe stato un film meno "bello".

    La questione è poi un classico: estetica vs. impegno.
    Non credo che la bellezza faccia male al contenuto, anzi, però è facile che da mezzo per ottenere uno scopo, diventi il fine ultimo dell'opera o almeno ne costituisca l'aspetto più significativo e memorabile.
    (Che poi anche qui, non so, mi pare che le cose siano ancor più complicate…)

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