18 aprile 2011

L'uomo fiammifero


Incuriosito da questo post del Grande Marziano sabato ho riunito la famiglia e ci siamo visti L'uomo fiammifero.

Il film di Marco Chiarini è un piccolo gioiello che riporta a casa tutte le suggestioni dell'infanzia come da tempo il grande cinema fatica a fare con tale forza e intensità. Partendo da un contesto locale (la campagna abruzzese, i primi anni '80) L'uomo fiammifero scardina ben presto ogni gabbia che possa limitarne suggestioni e attrattive con una storia che in pochi attimi diventa universale.
Se gli adulti apprezzeranno la ricostruzione d'ambiente e la messa in scena, i più giovani rimarranno affascinati da una storia che ripropone in tutta la sua forza liberatoria le fantasie dell'infanzia, donandogli corpo e sostanza. Non è un caso se il film è piaciuto molto più a Jacopo, che ha dieci anni, che non a Francesco, che di anni ne ha tredici.

Alla base de L'uomo fiammifero c'è un'idea che è un classico e che miscela temi fondamentali della narrativa per ragazzi: la fine dell'infanzia, l'elaborazione del lutto, la scoperta del mondo fuori. Quel che colpisce e attrae è la scelta di portare in primo piano l'immaginazione libera e inconsapevolmente infelice del giovane protagonista della storia, rendendo vive le sue creazioni, che si tratti di amici immaginari, di quaderni fitti di oggetti, di mappe e ricordi. Simone, undicenne solo e solitario, reagisce nell'unico modo possibile al Problema della sua vita: inventando e raccontando, scappando ed esplorando.
L'uomo fiammifero è una pellicola che parte dalla provincia (in tutti i sensi) ma racconta una storia universale, lasciando all'infanzia il compito di raccontare se stessa: il giovane Simone è il motore narrante della vicenda, gli adulti son tutti accidenti di percorso (ì'unico altro esempio cinematografico recente, altrettanto forte e riuscito, seppur diverso per storia e sviluppo, è forse Nel paese delle creature selvagge).

Il cinema di questi ultimi anni c'ha abituato a considerare il pubblico giovane come ricettacolo di comicità e prodotti, come la fascia di audience più facilmente aggredibile con strategie di marketing che si muovono tra l'agghiacciante e il patetico. L'uomo fiammifero riporta un po' di rispetto e sincerità sulla scena, senza trattare gli spettatori come dei decerebrati (che siano bambini o adulti poco importa), invitandoli a partecipare e a sviluppare tutto quel che di non detto (e di non visto) capita sullo schermo, proponendo una storia che non è mai accondiscendente o accomodante, che si muove per territori fantastici mai fini a se stessi, che propone argomenti importanti con una leggerezza inusuale.

L'uomo fiammifero è anche un piccolo miracolo produttivo. È un esempio di quel che passione e volontà possono fare se accompagnati da dedizione e talento. L'uomo fiammifero è un film autoprodotto, realizzato in economia, che vive grazie all'interpretazione degli attori (i ragazzi fanno quel che possono, ma Francesco Pannofino è davvero spettacolare) e che deve moltissimo del suo fascino alle innumerevoli soluzioni tecniche che sopperiscono con grande inventiva ai limiti di budget. Ormai quando si parla di film fantastici siamo abituati ad attenderci CGI e meraviglia. L'uomo fiammifero non fa rimpiangere nemmeno per un attimo gli effetti speciali dei blockbuster hollywoodiani, con un approccio che ribalta il tavolo della creatività, rendendo credibile e tecnicamente memorabile ogni intervento (e sono centinaia) di post-produzione.
L'unico difetto percepibile durante la visione è il doppiaggio dei dialoghi, scelta che produce risultati non sempre all'altezza (specie nella seconda metà della pellicola, le parole messe in bocca ai giovani protagonisti soffrono di fastidiosi fuori sincrono), ma per il resto ogni altro aspetto è curatissimo: dalla colonna sonora sempre coerente, precisa ed evocativa, al montaggio che accompagna la storia in modo fluido e mai didascalico, dalla fotografia che si esalta nella campagna assolata e diventa intima ed emozionante negli interni, alla fedeltà delle ricostruzioni ambientali che riportano d'un fiato tutti gli spettatori intorno ai quarant'anni alla loro, di infanzia.

L'uomo fiammifero è un film di Marco Chiarini cui va tributata una standing ovation per l'enorme lavoro svolto e per essere riuscito a coinvolgere tutte quelle persone che con le loro competenze hanno contribuito alla riuscita di questo progetto condiviso.

Guardatelo e meravigliatevi.

4 commenti:

  1. Sapere di aver contribuito ad avervi fatto passare un bel sabato sera, mi rende davvero molto felice.
    :-)

    Per il resto, sul film hai detto molto più e meglio di me. Concordo su tutto.

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  2. E io ne approfitto per ringraziarti di nuovo Marziano, che senza un post come il tuo non avrei mai scoperto un film simile.

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  3. grazie a tutti e due, ora mi cercherò il film

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